lunedì 5 settembre 2011

il lupo cattivo, il metodo di bella, e la canzone di pierino

Sotto il ponte di Baracca
c'è Pierin che fa la cacca.
La fa dura, dura, dura,
il dottore la misura.
La misura trentatrè
uno, due, tre.



metodo di bella  sulle targhe automobilistiche

1  1      lo vedo
2  2      mi bacia
3  3      pensa a te
4  4      amore matto
5  5      una lettera
6  6      pensa a lei ti tradisce
7  7      ti riprende
8  8      amore cotto
9  9      vuole le prove
0  0      amore vero

giovedì 21 luglio 2011

le inquietanti rivelazioni del signor frank



Julian Kay (Richard Gere) è un gigolò, amato dalle donne per la prestanza fisica e la bellezza mascolina. Alle dipendenze di Anne (Nina Van Pallandt), si ritrova a lavorare per Leon (Bill Duke), uomo senza scrupolo alcuno.
Julian incontra per caso Michelle Stratton (Lauren Hutton), moglie del senatore Charles (Brian Davies), ed i due si innamorano. Leon nel frattempo induce Julian a concedere una prestazione ad una coppia depravata, i Rheyman. La signora Rheyman viene trovata uccisa in modo cruento e Julian si trova tra gli indiziati, incalzato dal detective Sunday (Hector Elizondo). Abbandonato da tutti, capisce di essere oggetto delle macchinazioni del senatore Stratton, aiutato da Leon. Incapace di difendersi, incontra direttamente il senatore ed alla ricerca della verità Julian mette alle strette Leon che accidentalmente precipita dalla finestra dopo un' accesa discussione con Julian. Quest'ultimo viene a questo punto arrestato con l'accusa di omicidio, dal quale verrà però scagionato da una cameriera che lo ha visto tentare di salvare Leon. Michelle resasi conto del cinismo del marito, candidato al ruolo di governatore della California,e dell'amore che prova per Julian, come prova estrema d'amore abbandona il tetto coniugale e scagiona Julian fornendogli un alibi di ferro affermando di aver trascorso con lui la notte durante la quale è stato commesso l'omicidio

lunedì 18 luglio 2011

i giardini

tira e molla

Olindo Guerrini

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Olindo Guerrini
Olindo Guerrini, noto con gli pseudonimi di «Lorenzo Stecchetti», «Argia Sbolenfi», «Marco Balossardi», «Giovanni Dareni», «Pulinera», «Bepi» e «Mercutio» (Forlì, 4 ottobre 1845Bologna, 21 ottobre 1916), è stato un poeta e scrittore italiano, nonché bibliofilo e studioso di letteratura italiana.
modifica] Biografia
« Sono nato (ahimè!) a Forlì; ma la mia vera patria è Sant'Alberto, 15 km al nord di Ravenna, dove i miei avi hanno sempre vissuto »
(O. Guerrini, La mia giovinezza, Zanichelli, 1916)

Nacque a Forlì[1] poiché la madre era forlivese e riteneva di essere meglio assistita nella sua città. Dopo il primo anno si trasferì a Sant'Alberto di Ravenna, dove il padre era farmacista.
La sua formazione fu affidata ai religiosi del collegio municipale di Ravenna. Espulso per indisciplina, Guerrini passò nel 1859 al Collegio Nazionale di Torino. Ottenuto a stento la licenza [2], si iscrisse a Giurisprudenza all'Università di Bologna, città dove trascorse quasi tutto il resto della sua vita.
Si laureò ed entrò in uno studio di avvocati, ma riconobbe ben presto che la pratica forense non faceva per lui. Invece partecipò attivamente alle lotte politiche locali. Venne eletto consigliere comunale di Ravenna negli anni 1870, 1872, 1879 e 1883. Fu anche assessore negli anni 1873-74, durante i quali istituì una sezione dei pompieri e fondò una biblioteca popolare a Sant'Alberto[3].
Nel 1874 fu uno dei principali collaboratori del giornale satirico Il Matto che ridusse sotto silenzio il barone Franco Mistrali.
Dopo aver sposato nel medesimo 1874 Maria Nigrisoli, entrò nella Biblioteca Universitaria di Bologna, della quale divenne in seguito direttore. Nel 1889 fu eletto membro del consiglio provinciale scolastico di Bologna. Nel 1891 diede le dimissioni e si ritirò dalla vita politica attiva.
Nel 1898 gli fu intentata una causa per diffamazione dall'allora vescovo di Faenza, mons. Giovacchino Cantagalli poiché il 25 settembre di quell'anno era apparsa sul periodico locale Il Lamone[4] (a indirizzo radicale) un articolo irriverente sul vescovo. Il pezzo era firmato «Argia Sbolenfi», uno degli pseudonimi di Stecchetti.
Dopo una condanna in primo grado il 14 giugno 1899, che comportò una multa di 250 lire, Guerrini ricorse in appello e fu assolto[5]
Il 28 novembre 1914 si trasferì a Genova poiché, essendo scoppiata la guerra, ed essendo troppo anziano per prendervi parte attivamente, aveva offerto il proprio servizio ove occorresse ed era stato nominato bibliotecario nel capoluogo ligure; vi rimase sino al 1915.
Morì a Bologna di cancro alla gola il 22 ottobre 1916

sabato 16 ottobre 2010

Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde

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Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde
Titolo originaleThe Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde
Jekyll and Hyde Title.jpg
Copertina della prima edizione londinese di Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde, 1886
AutoreRobert Louis Stevenson
1ª ed. originale1886
Genereromanzo
Sottogenerefantastico
Lingua originaleinglese
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde, 1886) è un celebre romanzo dello scrittore di Edimburgo Robert Louis Stevenson. Viene considerata la più importante opera di Stevenson, e uno dei più grandi classici della letteratura fantastica di tutti i tempi. Rappresenta il culmine dell'indagine stevensoniana sulla scissione della personalità. La scrittura è inoltre limpida sobria, precisa.

 


Personaggi [modifica]


Jekyll allo specchio

Jekyll trasformato in Hyde
  • Henry Jekyll: Dottore in chimica
  • Edward Hyde: alter ego malvagio di Jekyll
  • Gabriel John Utterson: Avvocato, cugino di Enfield e amico di Jekyll
  • Richard Enfield: Cugino di Utterson
  • Hastie Lanyon: Dottore e amico di Henry Jekyll e di Utterson
  • Poole: Domestico di Henry Jekyll
  • Newcomen: Ispettore di Scotland Yard
  • Sir Danvers Carew: Membro del parlamento e cliente di Utterson
  • Guest: Segretario di Utterson e grafologo

Trama [modifica]

Durante i suoi studi sulla psiche umana e le riflessioni morali sulla propria condotta, il dottor Henry Jekyll giunge ad una conclusione:
« Sia sul piano scientifico che su quello morale, venni dunque gradualmente avvicinandomi a quella verità, la cui parziale scoperta m'ha poi condotto a un così tremendo naufragio: l'uomo non è veracemente uno, ma veracemente due. »
[1]
Passando non senza esitazioni dalla teoria alla pratica, Jekyll miscela varie sostanze ed ottiene una pozione dagli effetti straordinari. Essa destruttura l'unità dell'essere umano e conferisce esistenza propria e distinta alle inclinazioni nascoste ma presenti nell'animo:
« La droga infatti, di per se stessa, non agiva in un senso piuttosto che nell'altro, non era divina né diabolica di per sé; scuoté le porte che incarceravano le mie inclinazioni... »
[2]
Sperimentando la pozione su di sé, il dottor Jekyll subisce una trasformazione tale da far emergere la sua seconda natura, quella delle sue inclinazioni attratte dal male, soppiantando completamente la propria identità personale. E, finché ne dura l'effetto, diventa un altro essere con diverso corpo e diversa psiche: mister Edward Hyde (che in inglese suona come to hide, nascondere). L'assunzione una seconda volta della pozione, nasconde di nuovo la natura malvagia e consente il restaurarsi dell'identità precedente. Le due identità, quindi, sono separate sia nell'aspetto fisico come nelle dinamiche psichiche. La prima identità resta il dottor Jekyll: alto, educato, di buoni principi morali e solidale con i suoi concittadini, insomma
« quell'incongruo miscuglio che non m'era mai riuscito di riformare »
[3]
come Jekyll stesso si definisce. La seconda identità, quella che era sempre rimasta nascosta e che perciò fino ad allora non aveva mai potuto crescere, mister Hyde: basso, più giovane, con braccia corte, mani pelose e tozze, e con i propri istinti l'intelligenza e tutte le energie inclinati gioiosamente al male, alla propria soddisfazione egoistica, sfrenata, violenta e asociale.
La riflessione di Stevenson sulla natura umana tuttavia, va oltre questa semplice scissione, dal momento che sia Jekill sia Hyde hanno memoria dell'alter ego.

L'avvocato Utterson
La storia si svolge a Londra nel XIX secolo (la data esatta non è mai definita nel romanzo). Un giorno l'avvocato Utterson e suo cugino Enfield, nel corso di una passeggiata, si ritrovano vicino ad una porta di un vicolo in un popoloso quartiere della città, abitato da laboriosi mercanti. Enfield inizia, dunque, a narrare all'altro che tempo prima, alle 03:00 di un buio mattino d'inverno, mentre tornava a casa, vide da quelle parti una bambina che correva lungo la strada e che si scontrò con un signore. Questi, nonostante la bambina fosse caduta per terra, la calpestò per poi continuare tranquillamente per la sua strada. Enfield, allora, iniziò a rincorrere il tizio. Quando lo afferrò, si rese conto che possedeva un qualcosa di terribile e ripugnante. La bambina non si era fatta nulla; i genitori decisero dunque di chiedere un risarcimento in denaro al misterioso uomo, per chiudere lo spiacevole episodio. Ma poiché il signore non disponeva di denaro in contanti con sé, si fece accompagnare da Enfield verso casa sua. Giunto presso la misteriosa porta dove i due si trovano al momento, l'uomo, che si presentò sotto il nome di Edward Hyde, ritornò con un assegno firmato a nome di un'altra persona: Henry Jekyll. Dapprima Enfield credette che si trattasse di un falso, ma successivamente l'assegno risultò autentico.
Utterson è il custode del testamento del dottor Jekyll, il cui contenuto sancisce che, in caso di morte o scomparsa dello stesso, l'amico Hyde erediterà tutti i suoi averi. L'avvocato Utterson decide di contattare il dottor Hastie Lanyon per chiedere informazioni su questo misterioso Hyde.

Hyde calpesta una bimba
Tornato a casa senza aver avuto nessuna notizia utile da parte di Lanyon, egli decide di appostarsi davanti alla porta per incontrare il signor Hyde. È solo dopo diversi giorni di attesa che la pazienza di Utterson viene premiata. Egli riesce, infatti, a fermare Hyde ed a parlargli vedendolo chiaramente in volto. Quest'ultimo, di carnagione pallida, piccolo di statura e con voce roca, risulta anche ad Utterson estremamente ripugnante. Terminata la conversazione, l'avvocato si dirige, senza perdere un attimo, all'angolo della strada, suona il campanello e chiede al domestico Poole di vedere Jekyll. Poole gli riferisce che il dottore è momentaneamente uscito e che non sa quando tornerà. Utterson riesce comunque ad avere delle informazioni dal domestico: scopre che Mr. Hyde ha la possibilità di entrare nel laboratorio annesso alla casa del dr. Jekyll da una porta secondaria e che la servitù ha precise istruzioni di soddisfare tutte le sue richieste. Utterson incomincia dunque a sospettare che Mr. Hyde ricatti il Dr. Jekyll, illustre amico dell'avvocato.
Due settimane dopo Jekyll e Utterson rimangono da soli dopo una cena con amici ed iniziano a parlare dello strano testamento. Il primo afferma, seppur sminuendo la cosa, di potersi liberare di Hyde in qualsiasi momento lo desideri, ma che non può rivelare assolutamente nulla di più dettagliato. Un paio di giorni dopo a Londra viene brutalmente ucciso Danvers Carew. Una cameriera, che si è trovata ad assistere alla scena, accusa Mr. Hyde dell'omicidio. Il morto aveva addosso una lettera per l'avvocato Utterson, il quale conduce la polizia a casa del Mr. Hyde dove viene trovata l'altra metà del bastone utilizzato per l'omicidio tuttavia il colpevole non era a casa sua. Il pomeriggio stesso l'avvocato va a scambiare due parole con Jekyll e lo trova con il morale a pezzi. Egli afferma di non voler rivedere mai più l'amico Hyde e dichiara di aver ricevuto una lettera da quest'ultimo portata a mano da un uomo. Quando l'avvocato esce di casa, chiede al domestico una descrizione della persona che ha consegnato la missiva, ma Poole dichiara che nessuna lettera è mai stata recapitata.

Hyde massacra un gentiluomo
Tornato in ufficio, la segretaria di Utterson riconosce la calligrafia di Jekyll nella lettera spedita dall'omicida. L'avvocato si domanda, allora, il senso della menzogna narrata dal Dr. Jekyll e che cosa lo spinga a difendere Hyde.
La polizia mette una taglia sull'assassino di Carew, ma Hyde risulta essere svanito nel nulla: non si ha più traccia di lui da nessuna parte. Nel frattempo il dottor Jekyll riprende le vecchie abitudini, e ricomincia per circa due mesi a frequentare gli amici; poi, improvvisamente, l'8 gennaio, proprio due giorni dopo una rimpatriata a cui avevano partecipato tanto Utterson quanto Lanyon, si chiude nuovamente in casa, tornando più solitario che mai. Ciò infastidisce Utterson tanto da spingerlo a chiedere informazioni all'amico comune Hastie Lanyon. Questi, che pochi giorni prima era in perfetta salute ed ora appare mortalmente malato, si comporta molto vagamente ed alla fine lo congeda affermando, molto enigmaticamente, che un giorno dopo la sua morte l'avvocato verrà a conoscenza di tutta la verità. Utterson si insospettisce ancora di più ed invia invano una lettera a Jekyll per chiedere spiegazioni.
Quindici giorni dopo Lanyon muore. Dopo il funerale, l'avvocato inizia a frugare nello studio del malcapitato fino a trovare una busta con su scritto "da consegnare ad Utterson e da distruggere nel caso che lui muoia prima di me". Dentro la busta ne trova un'altra con scritto "da aprirsi esclusivamente dopo la morte o la scomparsa di Henry Jekyll". Egli nota che anche in questo caso, come nel testamento, compare la misteriosa eventualità della scomparsa del Dr. Jekyll. Con grande professionalità Utterson prende la busta e la ripone nella propria cassaforte, deciso a non aprirla prima del tempo dovuto.
Una domenica, mentre Utterson ed Enfield sono intenti nella loro solita passeggiata, scorgono il dr. Jekyll alla finestra della sua abitazione. I tre iniziano a conversare, ma un'espressione così inquietante appare sul volto di Jekyll tanto da terrorizzare l'avvocato ed il cugino.

L'episodio della finestra
Alcune sere dopo lo strano episodio, Utterson riceve una visita dal domestico di Jekyll, il quale lo implora di andare con lui a casa del principale. Egli racconta che da diversi giorni la porta del laboratorio risulta essere chiusa a chiave e che una persona non ben identificata vi si è insediata. Questa ha fatto continua richiesta ai domestici di comprare uno strano prodotto in farmacia, ma ogni volta si lamentava che quello che gli veniva portato non andava bene. Inoltre questa persona è piuttosto bassa e sembra ricordare Mr. Hyde. Arrivati all'abitazione, i due si avviano verso il laboratorio, ma si rendono conto che la porta è chiusa a chiave; dall'interno provengono strani rumori, segno della presenza di un estraneo. L'avvocato avanza l'ipotesi che il dott. Jekyll sia stato rinchiuso ed ucciso nella stanza dalla misteriosa persona che deve trovarsi ancora lì dentro.
I due decidono allora di sfondare la porta per scoprire la verità sulla faccenda.
Dopo alcuni colpi di ascia la porta cede e Utterson e Poole entrano nel laboratorio; lì trovano il cadavere di Hyde che risulta essersi suicidato con dell'acido prussico. Mentre rovistano per il laboratorio, i due trovano una busta con un messaggio per Utterson che gli consiglia di leggere prima la busta che Lanyon gli aveva lasciato e poi, qualora volesse saperne di più, di leggere la sua confessione integrale. L'avvocato, quindi, va a casa ed inizia a leggere la lettera di Lanyon. Questa racconta molto dettagliatamente di una sera in cui Mr. Hyde andò a trovare Lanyon dopo aver richiesto lui di recuperare dalla casa di Jekyll una sostanza molto particolare. Ottenuto l'ingrediente desiderato, egli preparò una mistura e chiese all'amico qualora fosse interessato a vedere un fatto molto strano. Il Dottor Lanyon rispose che, arrivati a quel punto, desiderava far luce fino in fondo sulla faccenda. Così Hyde bevve la pozione e, sotto gli occhi di Lanyon, si trasformò nel dottor Jekyll.
Dopo aver letto il racconto di Lanyon, Utterson si accinge a leggere la lunga confessione che ha trovato a casa del dottor Jekyll, la quale svela con ogni dettaglio la doppia personalità dell'amico.

Interpretazioni [modifica]


Hyde corre su per le scale, sotto gli occhi del maggiordomo Poole
Come il coevo Oscar Wilde, anche Stevenson appare, in quest'opera, affascinato dall'analisi del male e delle ambiguità dell'animo umano. Nel racconto, che colpisce innanzitutto per la trama avvincente e per un genere misto fra giallo, noir, thriller d'azione e racconto del mistero e del terrore, viene evidenziato in maniera molto significativa quel naturale "sdoppiamento" che caratterizza ed è presente in ogni essere umano e che si configura come una rottura dell’integrità della persona, come la scissione del Bene dal Male e, in definitiva, come lo "sdoppiamento" della stessa coscienza umana. Jekyll infatti così si confessa:
« Pensavo che se ognuno di questi [i due esseri che si dilaniano nella coscienza di Jekyll] avesse potuto essere confinato in un’entità separata, allora la vita stessa avrebbe potuto sgravarsi di tutto ciò che è insopportabile: l’ingiusto avrebbe potuto seguire la propria strada di nequizie, svincolato dalle aspirazioni e dalle pastoie del virtuoso gemello; al giusto sarebbe stato dato altresì di procedere spedito e sicuro nel suo nobile intento, compiendo quelle buone azioni che lo avessero gratificato, senza essere più esposto alla gogna e al vituperio di un sordido compagno a lui estraneo. Era una maledizione del genere umano che questo eteroclito guazzabuglio dovesse così tenacemente tenersi avviluppato... che fin nel grembo tormentoso della coscienza questi gemelli antitetici dovessero essere in perenne tenzone. Come fare, allora, a separarli? »
L'analisi stevensoniana parte infatti dalla constatazione di una diuturna conflittualità fra due dimensioni [...] che riconosce come l’uomo non sia unico bensì duplice. Il racconto è una parabola del Male, ciò che emerge è che nell'essere umano vi sono due differenti nature, due tendenze comportamentali (o semplicemente personalità), una vòlta al Bene, l'altra al Male assoluto, che continuamente in contrasto fra di loro in questa tentano di prendere il dominio dell'individuo.

Hyde si avvicina alla porta di Lanyon
Jekyll isola la parte cattiva (Hyde) da quella buona (Jekyll), permettendo in tal modo che una sola persona potesse seguire due strade completamente opposte, e realizzarsi in entrambe, che ambedue le parti che sentiva ambivalentemente sue potessero esprimersi. La storia narra infatti delle nequizie, delle infamie e dei delitti commessi dall’alter ego dello stimatissimo dottor Jekyll, uomo rispettato all’interno della moralissima società vittoriana sia per il suo nobile lavoro sia per la sua invidiabile condotta morale, che, osando faustianamente e inavvertitamente sfidare la natura e le sue leggi, ha sentenziato e deciso la propria condanna e la propria fine. Mr. Hyde si configura come un essere spietato, primordiale, a tratti quasi meccanico, emblema del demonio e della scelleratezza umana, colui e il solo che, "nel novero degli umani, era il male allo stato puro", come appare chiaro da questo estratto (che riporta i pensieri dell’avvocato Utterson dopo l’inquietante incontro con Hyde):
« Dio mi perdoni ma non mi sembra nemmeno un essere umano. Dà l’idea, come dire, di un essere primordiale! [...] O si tratta dell’influsso di un’anima immonda che si manifesta al di fuori, trasfigurando il bozzolo che la contiene? Forse proprio di questo si tratta, dal momento che, mio povero vecchio Henry Jekyll, se mai mi fu dato di scorgere l’impronta di Satana su di un volto, l’ho vista su quella del tuo nuovo amico! »
Una sfida contro la natura, quindi, quella di Jekyll (fermamente convinto della sua capacità di gestirne gli effetti), ma anche un peso troppo grande, che né la sua anima né il suo corpo, entrambi vittime di continui e incontrollabili mutamenti (e trasformazioni), riusciranno più a sopportare.

Poster coevo alla prima edizione del romanzo
« Ma l’intrinseco dualismo delle mie intenzioni gravava su di me come una maledizione, e mentre i miei propositi di pentimento cominciavano a perdere mordente, la parte peggiore di me, così a lungo appagata, e di recente messa alla catena, prese a ringhiare. (...) e come accade a chi persegue vizi privati, alla fine cedetti agli assalti delle tentazioni. (...) e questa breve condiscendenza al male che avevo in me finì per distruggere l’equilibrio della mia anima. »
L'intrinseco e primordiale dualismo presente in Jekyll era però stato esasperato e portato alle estreme conseguenze, e ora il dottore si trovava a voler mettere una volta per tutte la parola fine alla sua maledizione, a volersi disfare cioè di Hyde, avendo oramai perso il controllo delle proprie metamorfosi e rintanatosi per questo motivo nel laboratorio. E, pensando alla scissione e allo scioglimento di questo dualismo, ovvero alla definitiva separazione del Male dal Bene, Jekyll non riesce a darsi pace e, prima di venire definitivamente sorpreso sotto le temibili fattezze del suo doppio (che esercitava oramai il quasi completo potere su di lui), si toglie la vita, mettendo così fine alla turpe esistenza di Hyde ma anche alla propria.

L'aspetto fisico di Hyde [modifica]


Hyde entra in casa dall'entrata posteriore
Nel romanzo di Stevenson, il personaggio di Edward Hyde viene descritto da chi l'ha visto in maniera confusa; tuttavia, tutti i testimoni sono concordi sull'impressione di ripugnanza e di malvagità che Hyde trasuda. Un altro particolare notato da coloro che l'hanno visto è un'impressione di deformità fisica, sebbene il malvagio personaggio non fosse realmente storpio. Fisicamente, Hyde viene descritto come agile ma piccolo di statura, è inoltre particolarmente villoso.
Questo contraddice l'immagine popolare di Hyde come una sorta di scimmione, che ricorre specialmente nelle parodie e nei fumetti: ad esempio, nel film Van Helsing e nei fumetti della Marvel Comics (dove esiste un supercriminale omonimo), Hyde appare come un gigante con tratti scimmieschi e forza erculea.
La figura di Hyde-scimmione viene anche ripresa nel fumetto La Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore, in cui il personaggio è gigantesco; tuttavia Jekyll afferma in un colloquio che inizialmente Hyde era più piccolo di lui e, nel secondo volume, Hyde stesso dichiara di essere stato, all'inizio, quasi un nano, e di essere cresciuto con il tempo.

giovedì 30 settembre 2010

In un certo senso Galvani si era avvicinato alla verità, infatti oggi si sa che i tessuti viventi sono costituiti da cellule e ciascuna cellula ha una differenza di potenziale tra interno ed esterno della membrana. Questo potenziale è alla base della trasmissione dei segnali nervosi.

Dedicato a 

 Mary Sol

che (a ragione ) odia la vivisezione

 

Luigi Galvani

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Luigi Galvani
Luigi Galvani (Bologna, 9 settembre 1737Bologna, 4 dicembre 1798) è stato un fisiologo, fisico e anatomista italiano. È ricordato assieme ad Alessandro Volta per gli studi pionieristici sull'elettricità.

 


Biografia [modifica]

Luigi Galvani, terziario francescano, si laureò in medicina e filosofia presso l'Università di Bologna nel 1759. Nel 1765 fu nominato professore di arti ostetriche presso l'Accademia delle Scienze, ricoprendone la carica di presidente sette anni dopo.
Nel 1766 fu nominato Professore di anatomia. Nel 1791 pubblicò il De viribus electricitatis in motu musculari commentarius, in cui espose la teoria dell'elettricità animale, frutto di una lunga indagine sperimentale. Lavorando alla dissezione di rane in prossimità di macchine elettrostatiche, infatti, un assistente di Galvani toccò accidentalmente con un bisturi elettricamente carico il nervo sciatico, che fece scattare la zampa come se fosse viva, e questa osservazione lo indusse a studiare le relazioni tra elettricità e vita.
Dopo anni di ricerche e scoperte, nel 1796 le truppe di Napoleone occuparono Bologna. Galvani rifiutò di giurare fedeltà alla Repubblica Cisalpina. Ciò gli costò la perdita degli insegnamenti all'Università e all'Istituto delle Scienze. Venne reintegrato come professore Emerito solo dopo la morte avvenuta nel 1798.
Luigi Galvani è oggi ricordato come lo scopritore dell'elettricità biologica e per diverse applicazioni dell'elettricità come la cella elettrochimica, il galvanometro e la galvanizzazione. Gli è stato dedicato un cratere lunare di 80 km di diametro [1] , un asteroide, 10184 Galvani e diverse vie in italia.

L'opera scientifica di Galvani [modifica]

Gli studi per i quali Galvani è maggiormente ricordato riguardano la cosiddetta elettricità animale.
Alcuni fisiologi avevano mostrato sperimentalmente che uno stimolo applicato a un nervo causa la contrazione del muscolo ad esso collegato. Su Galvani ebbero influenza, in particolare, anche gli studi di Marcello Malpighi.
Galvani, a partire dal 1790, condusse una serie di esperimenti per studiare la risposta a stimoli elettrici di rane "opportunamente preparate". In una prima fase, si trattò di osservare le contrazioni che subivano i muscoli della rana se toccati direttamente dal conduttore di una macchina elettrostatica. Una svolta importante si ebbe quando gli parve di notare che analoghe contrazioni si manifestavano nel muscolo di una rana toccato da un assistente con un conduttore scarico mentre, occasionalmente, un altro assistente stava traendo una scintilla dal conduttore di una macchina elettrostatica accostandovi un conduttore. Incuriosito dal fenomeno, eseguì una serie di esperimenti che confermarono l'effetto.

Disegno dell'esperimento che illustra l'eccitazione a distanza del nervo crurale di una rana per effetto di una scintilla rilasciata dal conduttore di una macchina elettrostatica.
« Dissecai una rana, la preparai e la collocai sopra una tavola sulla quale c'era una macchina elettrica, dal cui conduttore era completamente separata e collocata a non breve distanza; mentre uno dei miei assistenti toccava per caso leggermente con la punta di uno scalpello gli interni nervi crurali di questa rana, a un tratto furono visti contrarsi tutti i muscoli degli arti come se fossero stati presi dalle più veementi convulsioni tossiche. A un altro dei miei assistenti che mi era più vicino, mentre stavo tentando altre nuove esperienze elettriche, parve dì avvertire che il fenomeno succedesse proprio quando si faceva scoccare una scintilla dal conduttore della macchina. Ammirato dalle novità della cosa, subito avvertì me che ero completamente assorto e meco stesso d'altre cose ragionavo. Mi accese subito un incredibile desiderio di ripetere l'esperienza e di portare in luce ciò che di occulto c'era ancora nel fenomeno. »
(Luigi Galvani)
L'apparato sperimentale usato da Galvani, che a prima vista appare lontanissimo dall'idea che abbiamo di un moderno laboratorio, corrisponde in modo puntuale ad un complesso trasmittente-ricevente di radiotelegrafia. Le scariche ricavate dalla macchina, genericamente oscillanti, generavano della radioonde, che, propagandosi, producevano correnti d'alta frequenza in un filo che costituiva di fatto l'antenna del complesso ricevente. I nervi crurali della rana fungevano da rivelatore (un rivelatore sensibilissimo!), mentre la graniglia di piombo fungeva da terra. L'interpretazione degli esperimenti in questi termini è però recente. Prima degli studi teorici e sperimentali sulle onde elettromagnetiche condotti da James Clerk Maxwell e Heinrich Rudolf Hertz verso la fine dell'Ottocento, era impossibile che una tale interpretazione potesse presentarsi alla mente di Galvani e di coloro che ne furono informati.
A quell'epoca non era affatto dato per scontato che "l'elettricità artificiale", quella prodotta e studiata nei laboratori, e "l'elettricità atmosferica", quella che si manifestava nei fulmini, avessero la stessa natura. "Dopo aver raggiunto le scoperte, da noi finora esposte, intorno alla forza dell'elettricità artificiale nelle contrazioni muscolari – scrisse Galvani – fu nostro vivo desiderio indagare se la cosiddetta elettricità atmosferica producesse, oppure no, i medesimi fenomeni: cioè se, seguendo i medesimi artifici, lo scoccare dei fulmini eccitasse contrazioni muscolari, così come quelle della scintilla." Egli eseguì allora alcuni esperimenti atti ad evidenziare eventuali effetti.
Galvani scoprì poi che le contrazioni muscolari avvenivano anche quando, posta la rana su una piastra di ferro, si spingeva un uncino di ottone contro di essa. Le contrazioni sembravano più o meno forti a seconda del metallo usato. In una serie di esperimenti, in cui si manifestavano gli stessi effetti, Galvani usò archi metallici, un'estremità dei quali era posta a contatto con l'uncino di ottone a sua volta a contatto con il midollo spinale, l'altra con i muscoli di una zampa. Come interpretarne l'esito?
Galvani ipotizzò l'esistenza di "un'elettricità intrinseca all'animale", che, messa in circolo dall'arco bimetallico esterno, produce la contrazione dei muscoli. Per Galvani, il muscolo della rana, oltre ad essere un rivelatore sensibilissimo era dunque un "serbatoio" di elettricità.
In un certo senso Galvani si era avvicinato alla verità, infatti oggi si sa che i tessuti viventi sono costituiti da cellule e ciascuna cellula ha una differenza di potenziale tra interno ed esterno della membrana. Questo potenziale è alla base della trasmissione dei segnali nervosi.
Alessandro Volta, collega e occasionale avversario intellettuale di Galvani, propose il termine galvanismo.
Questi risultati furono esposti da Galvani nell'opera De viribus electricitatis in motu musculari commentarius, del 1791. Si tratta di un'opera molto bella, di grande valore scientifico e insieme di facile lettura.
Gli studi di Galvani portarono a breve all'invenzione della pila, ma non da lui stesso, che riteneva l'elettricità inscindibile dall'organismo vivente.
Fu invece Volta a costruire la pila (tuttora ricordata come pila voltaica). Egli, colpito dall'opera di Galvani, ne ripeté gli esperimenti all'Università di Pavia.
Ben presto, però, si arrivò a un'interpretazione nettamente diversa: le contrazioni dei muscoli della rana non sono dovuti a elettricità animale ma all'irritazione dei nervi prodotta dal fluido elettrico (non di origine animale) messo in moto dal contatto bimetallico. La rana, insomma, non sarebbe un serbatoio, ma solo un rivelatore di elettricità.
Si aprì fra i due autori e alcuni loro collaboratori un dibattito con conseguenti approfondimenti da parte dell'una e dell'altra scuola. Questa controversia non rimase sterile e portò a breve termine a due importanti scoperte di Volta: il potenziale di contatto prima e l'invenzione della pila poi (nel 1800).
Questo successo fece sì che a lungo regnasse il silenzio sui risultati di Galvani che con l'elettricità animale avevano certamente a che fare. Non va dimenticato che egli aveva mostrato, nel 1794, che le contrazioni dei muscoli della rana potevano avvenire attraverso un arco monometallico o, addirittura (1797) ponendo in contatto diretto i nervi crurali con i muscoli delle zampe delle rane. Compì poi un ultimo esperimento (considerato dal fisiologo tedesco Emil Du Bois-Reymond come l'esperimento fondamentale dell'elettrofisiologia), dove il contatto è realizzato solo tra i nervi crurali delle due cosce di rana, eliminando anche l'eterogeneità dei tessuti.
Fu proprio Du Bois Reymond, nel 1848, a riproporre l'attualità dell'opera galvaniana, affermando che l'elettricità animale reclamava, a distanza di mezzo secolo, il posto che le spettava.
In Italia gli studi galvaniani furono ripresi, fra l'altro, da Leopoldo Nobili e Carlo Matteucci.