martedì 19 ottobre 2010
sabato 16 ottobre 2010
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde
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Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde | |
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Titolo originale | The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde |
Copertina della prima edizione londinese di Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde, 1886 | |
Autore | Robert Louis Stevenson |
1ª ed. originale | 1886 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | fantastico |
Lingua originale | inglese |
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde, 1886) è un celebre romanzo dello scrittore di Edimburgo Robert Louis Stevenson. Viene considerata la più importante opera di Stevenson, e uno dei più grandi classici della letteratura fantastica di tutti i tempi. Rappresenta il culmine dell'indagine stevensoniana sulla scissione della personalità. La scrittura è inoltre limpida sobria, precisa.
Personaggi [modifica]
- Henry Jekyll: Dottore in chimica
- Edward Hyde: alter ego malvagio di Jekyll
- Gabriel John Utterson: Avvocato, cugino di Enfield e amico di Jekyll
- Richard Enfield: Cugino di Utterson
- Hastie Lanyon: Dottore e amico di Henry Jekyll e di Utterson
- Poole: Domestico di Henry Jekyll
- Newcomen: Ispettore di Scotland Yard
- Sir Danvers Carew: Membro del parlamento e cliente di Utterson
- Guest: Segretario di Utterson e grafologo
Trama [modifica]
Durante i suoi studi sulla psiche umana e le riflessioni morali sulla propria condotta, il dottor Henry Jekyll giunge ad una conclusione:« Sia sul piano scientifico che su quello morale, venni dunque gradualmente avvicinandomi a quella verità, la cui parziale scoperta m'ha poi condotto a un così tremendo naufragio: l'uomo non è veracemente uno, ma veracemente due. » | |
Passando non senza esitazioni dalla teoria alla pratica, Jekyll miscela varie sostanze ed ottiene una pozione dagli effetti straordinari. Essa destruttura l'unità dell'essere umano e conferisce esistenza propria e distinta alle inclinazioni nascoste ma presenti nell'animo:
« La droga infatti, di per se stessa, non agiva in un senso piuttosto che nell'altro, non era divina né diabolica di per sé; scuoté le porte che incarceravano le mie inclinazioni... » | |
Sperimentando la pozione su di sé, il dottor Jekyll subisce una trasformazione tale da far emergere la sua seconda natura, quella delle sue inclinazioni attratte dal male, soppiantando completamente la propria identità personale. E, finché ne dura l'effetto, diventa un altro essere con diverso corpo e diversa psiche: mister Edward Hyde (che in inglese suona come to hide, nascondere). L'assunzione una seconda volta della pozione, nasconde di nuovo la natura malvagia e consente il restaurarsi dell'identità precedente. Le due identità, quindi, sono separate sia nell'aspetto fisico come nelle dinamiche psichiche. La prima identità resta il dottor Jekyll: alto, educato, di buoni principi morali e solidale con i suoi concittadini, insomma
« quell'incongruo miscuglio che non m'era mai riuscito di riformare » | |
come Jekyll stesso si definisce. La seconda identità, quella che era sempre rimasta nascosta e che perciò fino ad allora non aveva mai potuto crescere, mister Hyde: basso, più giovane, con braccia corte, mani pelose e tozze, e con i propri istinti l'intelligenza e tutte le energie inclinati gioiosamente al male, alla propria soddisfazione egoistica, sfrenata, violenta e asociale.
La riflessione di Stevenson sulla natura umana tuttavia, va oltre questa semplice scissione, dal momento che sia Jekill sia Hyde hanno memoria dell'alter ego.
La storia si svolge a Londra nel XIX secolo (la data esatta non è mai definita nel romanzo). Un giorno l'avvocato Utterson e suo cugino Enfield, nel corso di una passeggiata, si ritrovano vicino ad una porta di un vicolo in un popoloso quartiere della città, abitato da laboriosi mercanti. Enfield inizia, dunque, a narrare all'altro che tempo prima, alle 03:00 di un buio mattino d'inverno, mentre tornava a casa, vide da quelle parti una bambina che correva lungo la strada e che si scontrò con un signore. Questi, nonostante la bambina fosse caduta per terra, la calpestò per poi continuare tranquillamente per la sua strada. Enfield, allora, iniziò a rincorrere il tizio. Quando lo afferrò, si rese conto che possedeva un qualcosa di terribile e ripugnante. La bambina non si era fatta nulla; i genitori decisero dunque di chiedere un risarcimento in denaro al misterioso uomo, per chiudere lo spiacevole episodio. Ma poiché il signore non disponeva di denaro in contanti con sé, si fece accompagnare da Enfield verso casa sua. Giunto presso la misteriosa porta dove i due si trovano al momento, l'uomo, che si presentò sotto il nome di Edward Hyde, ritornò con un assegno firmato a nome di un'altra persona: Henry Jekyll. Dapprima Enfield credette che si trattasse di un falso, ma successivamente l'assegno risultò autentico.
Utterson è il custode del testamento del dottor Jekyll, il cui contenuto sancisce che, in caso di morte o scomparsa dello stesso, l'amico Hyde erediterà tutti i suoi averi. L'avvocato Utterson decide di contattare il dottor Hastie Lanyon per chiedere informazioni su questo misterioso Hyde.
Tornato a casa senza aver avuto nessuna notizia utile da parte di Lanyon, egli decide di appostarsi davanti alla porta per incontrare il signor Hyde. È solo dopo diversi giorni di attesa che la pazienza di Utterson viene premiata. Egli riesce, infatti, a fermare Hyde ed a parlargli vedendolo chiaramente in volto. Quest'ultimo, di carnagione pallida, piccolo di statura e con voce roca, risulta anche ad Utterson estremamente ripugnante. Terminata la conversazione, l'avvocato si dirige, senza perdere un attimo, all'angolo della strada, suona il campanello e chiede al domestico Poole di vedere Jekyll. Poole gli riferisce che il dottore è momentaneamente uscito e che non sa quando tornerà. Utterson riesce comunque ad avere delle informazioni dal domestico: scopre che Mr. Hyde ha la possibilità di entrare nel laboratorio annesso alla casa del dr. Jekyll da una porta secondaria e che la servitù ha precise istruzioni di soddisfare tutte le sue richieste. Utterson incomincia dunque a sospettare che Mr. Hyde ricatti il Dr. Jekyll, illustre amico dell'avvocato.
Due settimane dopo Jekyll e Utterson rimangono da soli dopo una cena con amici ed iniziano a parlare dello strano testamento. Il primo afferma, seppur sminuendo la cosa, di potersi liberare di Hyde in qualsiasi momento lo desideri, ma che non può rivelare assolutamente nulla di più dettagliato. Un paio di giorni dopo a Londra viene brutalmente ucciso Danvers Carew. Una cameriera, che si è trovata ad assistere alla scena, accusa Mr. Hyde dell'omicidio. Il morto aveva addosso una lettera per l'avvocato Utterson, il quale conduce la polizia a casa del Mr. Hyde dove viene trovata l'altra metà del bastone utilizzato per l'omicidio tuttavia il colpevole non era a casa sua. Il pomeriggio stesso l'avvocato va a scambiare due parole con Jekyll e lo trova con il morale a pezzi. Egli afferma di non voler rivedere mai più l'amico Hyde e dichiara di aver ricevuto una lettera da quest'ultimo portata a mano da un uomo. Quando l'avvocato esce di casa, chiede al domestico una descrizione della persona che ha consegnato la missiva, ma Poole dichiara che nessuna lettera è mai stata recapitata.
Tornato in ufficio, la segretaria di Utterson riconosce la calligrafia di Jekyll nella lettera spedita dall'omicida. L'avvocato si domanda, allora, il senso della menzogna narrata dal Dr. Jekyll e che cosa lo spinga a difendere Hyde.
La polizia mette una taglia sull'assassino di Carew, ma Hyde risulta essere svanito nel nulla: non si ha più traccia di lui da nessuna parte. Nel frattempo il dottor Jekyll riprende le vecchie abitudini, e ricomincia per circa due mesi a frequentare gli amici; poi, improvvisamente, l'8 gennaio, proprio due giorni dopo una rimpatriata a cui avevano partecipato tanto Utterson quanto Lanyon, si chiude nuovamente in casa, tornando più solitario che mai. Ciò infastidisce Utterson tanto da spingerlo a chiedere informazioni all'amico comune Hastie Lanyon. Questi, che pochi giorni prima era in perfetta salute ed ora appare mortalmente malato, si comporta molto vagamente ed alla fine lo congeda affermando, molto enigmaticamente, che un giorno dopo la sua morte l'avvocato verrà a conoscenza di tutta la verità. Utterson si insospettisce ancora di più ed invia invano una lettera a Jekyll per chiedere spiegazioni.
Quindici giorni dopo Lanyon muore. Dopo il funerale, l'avvocato inizia a frugare nello studio del malcapitato fino a trovare una busta con su scritto "da consegnare ad Utterson e da distruggere nel caso che lui muoia prima di me". Dentro la busta ne trova un'altra con scritto "da aprirsi esclusivamente dopo la morte o la scomparsa di Henry Jekyll". Egli nota che anche in questo caso, come nel testamento, compare la misteriosa eventualità della scomparsa del Dr. Jekyll. Con grande professionalità Utterson prende la busta e la ripone nella propria cassaforte, deciso a non aprirla prima del tempo dovuto.
Una domenica, mentre Utterson ed Enfield sono intenti nella loro solita passeggiata, scorgono il dr. Jekyll alla finestra della sua abitazione. I tre iniziano a conversare, ma un'espressione così inquietante appare sul volto di Jekyll tanto da terrorizzare l'avvocato ed il cugino.
Alcune sere dopo lo strano episodio, Utterson riceve una visita dal domestico di Jekyll, il quale lo implora di andare con lui a casa del principale. Egli racconta che da diversi giorni la porta del laboratorio risulta essere chiusa a chiave e che una persona non ben identificata vi si è insediata. Questa ha fatto continua richiesta ai domestici di comprare uno strano prodotto in farmacia, ma ogni volta si lamentava che quello che gli veniva portato non andava bene. Inoltre questa persona è piuttosto bassa e sembra ricordare Mr. Hyde. Arrivati all'abitazione, i due si avviano verso il laboratorio, ma si rendono conto che la porta è chiusa a chiave; dall'interno provengono strani rumori, segno della presenza di un estraneo. L'avvocato avanza l'ipotesi che il dott. Jekyll sia stato rinchiuso ed ucciso nella stanza dalla misteriosa persona che deve trovarsi ancora lì dentro.
I due decidono allora di sfondare la porta per scoprire la verità sulla faccenda.
Dopo alcuni colpi di ascia la porta cede e Utterson e Poole entrano nel laboratorio; lì trovano il cadavere di Hyde che risulta essersi suicidato con dell'acido prussico. Mentre rovistano per il laboratorio, i due trovano una busta con un messaggio per Utterson che gli consiglia di leggere prima la busta che Lanyon gli aveva lasciato e poi, qualora volesse saperne di più, di leggere la sua confessione integrale. L'avvocato, quindi, va a casa ed inizia a leggere la lettera di Lanyon. Questa racconta molto dettagliatamente di una sera in cui Mr. Hyde andò a trovare Lanyon dopo aver richiesto lui di recuperare dalla casa di Jekyll una sostanza molto particolare. Ottenuto l'ingrediente desiderato, egli preparò una mistura e chiese all'amico qualora fosse interessato a vedere un fatto molto strano. Il Dottor Lanyon rispose che, arrivati a quel punto, desiderava far luce fino in fondo sulla faccenda. Così Hyde bevve la pozione e, sotto gli occhi di Lanyon, si trasformò nel dottor Jekyll.
Dopo aver letto il racconto di Lanyon, Utterson si accinge a leggere la lunga confessione che ha trovato a casa del dottor Jekyll, la quale svela con ogni dettaglio la doppia personalità dell'amico.
Interpretazioni [modifica]
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« Pensavo che se ognuno di questi [i due esseri che si dilaniano nella coscienza di Jekyll] avesse potuto essere confinato in un’entità separata, allora la vita stessa avrebbe potuto sgravarsi di tutto ciò che è insopportabile: l’ingiusto avrebbe potuto seguire la propria strada di nequizie, svincolato dalle aspirazioni e dalle pastoie del virtuoso gemello; al giusto sarebbe stato dato altresì di procedere spedito e sicuro nel suo nobile intento, compiendo quelle buone azioni che lo avessero gratificato, senza essere più esposto alla gogna e al vituperio di un sordido compagno a lui estraneo. Era una maledizione del genere umano che questo eteroclito guazzabuglio dovesse così tenacemente tenersi avviluppato... che fin nel grembo tormentoso della coscienza questi gemelli antitetici dovessero essere in perenne tenzone. Come fare, allora, a separarli? » | |
Jekyll isola la parte cattiva (Hyde) da quella buona (Jekyll), permettendo in tal modo che una sola persona potesse seguire due strade completamente opposte, e realizzarsi in entrambe, che ambedue le parti che sentiva ambivalentemente sue potessero esprimersi. La storia narra infatti delle nequizie, delle infamie e dei delitti commessi dall’alter ego dello stimatissimo dottor Jekyll, uomo rispettato all’interno della moralissima società vittoriana sia per il suo nobile lavoro sia per la sua invidiabile condotta morale, che, osando faustianamente e inavvertitamente sfidare la natura e le sue leggi, ha sentenziato e deciso la propria condanna e la propria fine. Mr. Hyde si configura come un essere spietato, primordiale, a tratti quasi meccanico, emblema del demonio e della scelleratezza umana, colui e il solo che, "nel novero degli umani, era il male allo stato puro", come appare chiaro da questo estratto (che riporta i pensieri dell’avvocato Utterson dopo l’inquietante incontro con Hyde):
« Dio mi perdoni ma non mi sembra nemmeno un essere umano. Dà l’idea, come dire, di un essere primordiale! [...] O si tratta dell’influsso di un’anima immonda che si manifesta al di fuori, trasfigurando il bozzolo che la contiene? Forse proprio di questo si tratta, dal momento che, mio povero vecchio Henry Jekyll, se mai mi fu dato di scorgere l’impronta di Satana su di un volto, l’ho vista su quella del tuo nuovo amico! » | |
« Ma l’intrinseco dualismo delle mie intenzioni gravava su di me come una maledizione, e mentre i miei propositi di pentimento cominciavano a perdere mordente, la parte peggiore di me, così a lungo appagata, e di recente messa alla catena, prese a ringhiare. (...) e come accade a chi persegue vizi privati, alla fine cedetti agli assalti delle tentazioni. (...) e questa breve condiscendenza al male che avevo in me finì per distruggere l’equilibrio della mia anima. » | |
L'aspetto fisico di Hyde [modifica]
Nel romanzo di Stevenson, il personaggio di Edward Hyde viene descritto da chi l'ha visto in maniera confusa; tuttavia, tutti i testimoni sono concordi sull'impressione di ripugnanza e di malvagità che Hyde trasuda. Un altro particolare notato da coloro che l'hanno visto è un'impressione di deformità fisica, sebbene il malvagio personaggio non fosse realmente storpio. Fisicamente, Hyde viene descritto come agile ma piccolo di statura, è inoltre particolarmente villoso.Questo contraddice l'immagine popolare di Hyde come una sorta di scimmione, che ricorre specialmente nelle parodie e nei fumetti: ad esempio, nel film Van Helsing e nei fumetti della Marvel Comics (dove esiste un supercriminale omonimo), Hyde appare come un gigante con tratti scimmieschi e forza erculea.
La figura di Hyde-scimmione viene anche ripresa nel fumetto La Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore, in cui il personaggio è gigantesco; tuttavia Jekyll afferma in un colloquio che inizialmente Hyde era più piccolo di lui e, nel secondo volume, Hyde stesso dichiara di essere stato, all'inizio, quasi un nano, e di essere cresciuto con il tempo.
sabato 2 ottobre 2010
giovedì 30 settembre 2010
In un certo senso Galvani si era avvicinato alla verità, infatti oggi si sa che i tessuti viventi sono costituiti da cellule e ciascuna cellula ha una differenza di potenziale tra interno ed esterno della membrana. Questo potenziale è alla base della trasmissione dei segnali nervosi.
Dedicato a
Mary Sol
che (a ragione ) odia la vivisezione
Luigi Galvani
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Luigi Galvani (Bologna, 9 settembre 1737 – Bologna, 4 dicembre 1798) è stato un fisiologo, fisico e anatomista italiano. È ricordato assieme ad Alessandro Volta per gli studi pionieristici sull'elettricità.Biografia [modifica]
Luigi Galvani, terziario francescano, si laureò in medicina e filosofia presso l'Università di Bologna nel 1759. Nel 1765 fu nominato professore di arti ostetriche presso l'Accademia delle Scienze, ricoprendone la carica di presidente sette anni dopo.Nel 1766 fu nominato Professore di anatomia. Nel 1791 pubblicò il De viribus electricitatis in motu musculari commentarius, in cui espose la teoria dell'elettricità animale, frutto di una lunga indagine sperimentale. Lavorando alla dissezione di rane in prossimità di macchine elettrostatiche, infatti, un assistente di Galvani toccò accidentalmente con un bisturi elettricamente carico il nervo sciatico, che fece scattare la zampa come se fosse viva, e questa osservazione lo indusse a studiare le relazioni tra elettricità e vita.
Dopo anni di ricerche e scoperte, nel 1796 le truppe di Napoleone occuparono Bologna. Galvani rifiutò di giurare fedeltà alla Repubblica Cisalpina. Ciò gli costò la perdita degli insegnamenti all'Università e all'Istituto delle Scienze. Venne reintegrato come professore Emerito solo dopo la morte avvenuta nel 1798.
Luigi Galvani è oggi ricordato come lo scopritore dell'elettricità biologica e per diverse applicazioni dell'elettricità come la cella elettrochimica, il galvanometro e la galvanizzazione. Gli è stato dedicato un cratere lunare di 80 km di diametro [1] , un asteroide, 10184 Galvani e diverse vie in italia.
L'opera scientifica di Galvani [modifica]
Gli studi per i quali Galvani è maggiormente ricordato riguardano la cosiddetta elettricità animale.Alcuni fisiologi avevano mostrato sperimentalmente che uno stimolo applicato a un nervo causa la contrazione del muscolo ad esso collegato. Su Galvani ebbero influenza, in particolare, anche gli studi di Marcello Malpighi.
Galvani, a partire dal 1790, condusse una serie di esperimenti per studiare la risposta a stimoli elettrici di rane "opportunamente preparate". In una prima fase, si trattò di osservare le contrazioni che subivano i muscoli della rana se toccati direttamente dal conduttore di una macchina elettrostatica. Una svolta importante si ebbe quando gli parve di notare che analoghe contrazioni si manifestavano nel muscolo di una rana toccato da un assistente con un conduttore scarico mentre, occasionalmente, un altro assistente stava traendo una scintilla dal conduttore di una macchina elettrostatica accostandovi un conduttore. Incuriosito dal fenomeno, eseguì una serie di esperimenti che confermarono l'effetto.
« Dissecai una rana, la preparai e la collocai sopra una tavola sulla quale c'era una macchina elettrica, dal cui conduttore era completamente separata e collocata a non breve distanza; mentre uno dei miei assistenti toccava per caso leggermente con la punta di uno scalpello gli interni nervi crurali di questa rana, a un tratto furono visti contrarsi tutti i muscoli degli arti come se fossero stati presi dalle più veementi convulsioni tossiche. A un altro dei miei assistenti che mi era più vicino, mentre stavo tentando altre nuove esperienze elettriche, parve dì avvertire che il fenomeno succedesse proprio quando si faceva scoccare una scintilla dal conduttore della macchina. Ammirato dalle novità della cosa, subito avvertì me che ero completamente assorto e meco stesso d'altre cose ragionavo. Mi accese subito un incredibile desiderio di ripetere l'esperienza e di portare in luce ciò che di occulto c'era ancora nel fenomeno. » | |
(Luigi Galvani) |
A quell'epoca non era affatto dato per scontato che "l'elettricità artificiale", quella prodotta e studiata nei laboratori, e "l'elettricità atmosferica", quella che si manifestava nei fulmini, avessero la stessa natura. "Dopo aver raggiunto le scoperte, da noi finora esposte, intorno alla forza dell'elettricità artificiale nelle contrazioni muscolari – scrisse Galvani – fu nostro vivo desiderio indagare se la cosiddetta elettricità atmosferica producesse, oppure no, i medesimi fenomeni: cioè se, seguendo i medesimi artifici, lo scoccare dei fulmini eccitasse contrazioni muscolari, così come quelle della scintilla." Egli eseguì allora alcuni esperimenti atti ad evidenziare eventuali effetti.
Galvani scoprì poi che le contrazioni muscolari avvenivano anche quando, posta la rana su una piastra di ferro, si spingeva un uncino di ottone contro di essa. Le contrazioni sembravano più o meno forti a seconda del metallo usato. In una serie di esperimenti, in cui si manifestavano gli stessi effetti, Galvani usò archi metallici, un'estremità dei quali era posta a contatto con l'uncino di ottone a sua volta a contatto con il midollo spinale, l'altra con i muscoli di una zampa. Come interpretarne l'esito?
Galvani ipotizzò l'esistenza di "un'elettricità intrinseca all'animale", che, messa in circolo dall'arco bimetallico esterno, produce la contrazione dei muscoli. Per Galvani, il muscolo della rana, oltre ad essere un rivelatore sensibilissimo era dunque un "serbatoio" di elettricità.
In un certo senso Galvani si era avvicinato alla verità, infatti oggi si sa che i tessuti viventi sono costituiti da cellule e ciascuna cellula ha una differenza di potenziale tra interno ed esterno della membrana. Questo potenziale è alla base della trasmissione dei segnali nervosi.
Alessandro Volta, collega e occasionale avversario intellettuale di Galvani, propose il termine galvanismo.
Questi risultati furono esposti da Galvani nell'opera De viribus electricitatis in motu musculari commentarius, del 1791. Si tratta di un'opera molto bella, di grande valore scientifico e insieme di facile lettura.
Gli studi di Galvani portarono a breve all'invenzione della pila, ma non da lui stesso, che riteneva l'elettricità inscindibile dall'organismo vivente.
Fu invece Volta a costruire la pila (tuttora ricordata come pila voltaica). Egli, colpito dall'opera di Galvani, ne ripeté gli esperimenti all'Università di Pavia.
Ben presto, però, si arrivò a un'interpretazione nettamente diversa: le contrazioni dei muscoli della rana non sono dovuti a elettricità animale ma all'irritazione dei nervi prodotta dal fluido elettrico (non di origine animale) messo in moto dal contatto bimetallico. La rana, insomma, non sarebbe un serbatoio, ma solo un rivelatore di elettricità.
Si aprì fra i due autori e alcuni loro collaboratori un dibattito con conseguenti approfondimenti da parte dell'una e dell'altra scuola. Questa controversia non rimase sterile e portò a breve termine a due importanti scoperte di Volta: il potenziale di contatto prima e l'invenzione della pila poi (nel 1800).
Questo successo fece sì che a lungo regnasse il silenzio sui risultati di Galvani che con l'elettricità animale avevano certamente a che fare. Non va dimenticato che egli aveva mostrato, nel 1794, che le contrazioni dei muscoli della rana potevano avvenire attraverso un arco monometallico o, addirittura (1797) ponendo in contatto diretto i nervi crurali con i muscoli delle zampe delle rane. Compì poi un ultimo esperimento (considerato dal fisiologo tedesco Emil Du Bois-Reymond come l'esperimento fondamentale dell'elettrofisiologia), dove il contatto è realizzato solo tra i nervi crurali delle due cosce di rana, eliminando anche l'eterogeneità dei tessuti.
Fu proprio Du Bois Reymond, nel 1848, a riproporre l'attualità dell'opera galvaniana, affermando che l'elettricità animale reclamava, a distanza di mezzo secolo, il posto che le spettava.
In Italia gli studi galvaniani furono ripresi, fra l'altro, da Leopoldo Nobili e Carlo Matteucci.
domenica 26 settembre 2010
Lettori fissi nessuno
L'esaurimento nervoso di Lenin
La notte cade su di noi
la pioggia cade su di noi
la gente non sorride più
vediamo un mondo vecchio che
ci sta crollando addosso ormai
Ma che colpa abbiamo noi
Sarà una bella società
fondata sulla libertà
però spiegateci perchè
se non pensiamo come voi
ci disprezzate, come mai
Ma che colpa abbiamo noi
E se noi non siamo come voi
e se noi non siamo come voi
e se noi non siamo come voi
una ragione forse c'è
e se non la sapete voi
oh ye
e se non la sapete voi
ma che colpa abbiamo noi
Oh ye che colpa abbiamo noi
Oh ye che colpa abbiamo noi
la pioggia cade su di noi
la gente non sorride più
vediamo un mondo vecchio che
ci sta crollando addosso ormai
Ma che colpa abbiamo noi
Sarà una bella società
fondata sulla libertà
però spiegateci perchè
se non pensiamo come voi
ci disprezzate, come mai
Ma che colpa abbiamo noi
E se noi non siamo come voi
e se noi non siamo come voi
e se noi non siamo come voi
una ragione forse c'è
e se non la sapete voi
oh ye
e se non la sapete voi
ma che colpa abbiamo noi
Oh ye che colpa abbiamo noi
Oh ye che colpa abbiamo noi
venerdì 24 settembre 2010
è una opera di potenza nota
Diffamazione
(diritto italiano)
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Reato diDiffamazione fonte: Codice penale italiano | |
---|---|
Articolo | 595 c.p. |
Competenza | Giudice di Pace I e II co.; Tribunale monocratico altre ipotesi |
Procedibilità | querela |
Arresto | no |
Fermo | no |
Pena prevista | reclusione fino a 1 anno o multa fino a 1032 Euro per le ipotesi del I co.; reclusione fino a due anni o multa fino a 2065 Euro per le ipotesi previste dal II co.; reclusione da 6 mesi fino a tre anni o multa non inferiore a 2052 Euro per le ipotesi previste dal III co.; |
Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1032.
Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2065.
Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516.
Se l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate.
Fatto [modifica]
La norma, con un parziale rinvio al delitto di ingiuria previsto dall'articolo 594 del codice penale, punisce chi, comunicando con più persone, offende l'onore o il decoro di una persona non presente. Tre sono, dunque, gli elementi necessari perché si possa configurare il delitto in esame: l'offesa all'onore o al decoro di taluno, la comunicazione con più persone e, infine, l'assenza della persona offesa.L'assenza del soggetto passivo si deduce dall'inciso fuori dei casi indicati nell'articolo precedente.
Per aversi comunicazione con più persone è necessario e sufficiente che la comunicazione avvenga con almeno due persone, tra le quali non vanno tuttavia compresi gli eventuali concorrenti nel reato. È opinione prevalente in dottrina che la comunicazione diffamatoria possa avvenire a soggetti diversi anche in tempi differenti, consumandosi in tal caso il reato nel momento della comunicazione alla seconda persona. Da cui si deduce che sussiste il reato di diffamazione quando sia esposto il fatto soggettivamente; allora è diffamazione.
Bene giuridico tutelato [modifica]
La norma appresta tutela al bene giuridico dell'onore (ex Art. 517). Tale nozione, tradizionalmente, racchiude due aspetti complementari, l'uno soggettivo e l'altro oggettivo. In senso soggettivo l'onore è dunque il sentimento e l'idea che ciascuno ha di sé. In senso oggettivo, al contrario, l'onore va inteso come il rispetto e la stima di cui ciascuno gode presso il gruppo sociale. In questa seconda accezione si parla comunemente anche di reputazione.Cause di giustificazione [modifica]
Tra le cause di giustificazione comuni che si applicano generalmente alla diffamazione vi sono l'esercizio di un diritto e l'adempimento di un dovere (art. 51 codice penale).Ai sensi dell'art. 596 del codice penale l'autore della diffamazione non è ammesso a provare la verità dei fatti (exceptio veritatis) se non in casi espressamente previsti.
Il diritto di cronaca e critica [modifica]
In particolare, i diritti di cronaca e critica trovano fondamento nell'articolo 21 della Costituzione, che sancisce che Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Per risolvere la presunta antinomia di norme fra l'articolo 21 della Costituzione e gli articoli 594 e 595 del codice penale (norme che tutelano anch'esse un bene di rango costituzionale quale l'onore, espressione della personalità umana tutelata dall'articolo 2 della stessa Costituzione) si fa generalmente riferimento alla nozione di limite del diritto.In particolare, la giurisprudenza, con una lunga opera di interpretazione, ha elaborato dettagliatamente i limiti di operatività del diritto di cronaca; le condizioni, cioè, necessarie affinché il reato di diffamazione venga scriminato dalla causa di giustificazione in discorso. In sintesi, perché operi la scriminante, è necessario: a) che vi sia un interesse pubblico alla notizia; b) che i fatti narrati corrispondano a verità; c) che l'esposizione dei fatti sia corretta e serena, secondo il principio della continenza.
Per quel che concerne il diritto di critica, invece, definito come libertà di esprimere giudizi, valutazioni e opinioni, la dottrina e la giurisprudenza prevalente ricostruiscono le stesse condizioni adattandole alla peculiarità del caso. In particolare, sul requisito della verità, se la critica riguarda un fatto è necessario che soltanto quello sia vero, non potendosi pretendere ontologicamente la verità su opinioni e valutazioni. La giurisprudenza ha inoltre specificato che per quanto riguarda in particolare la critica politica e sindacale il limite della continenza verbale sia da intendere in modo più ampio, purché la critica non si risolva in gratuiti attacchi personali.[1]
L'esimente della provocazione [modifica]
Ai sensi dell'articolo 599 del codice penale, secondo comma:Non è punibile chi ha commesso alcuno dei fatti preveduti dagli artt. 594 e 595 nello stato d'ira determinato da un fatto ingiusto altrui, e subito dopo di esso.
Ciò configura la cosiddetta provocazione, comune sia all'ingiuria che alla diffamazione, che è variamente configurata dalla dottrina quale causa di esclusione della colpevolezza, ovvero causa di giustificazione o, infine, quale causa di non punibilità in senso stretto.
Lo stato d'ira e l'immediatezza della reazione ("subito dopo" il fatto ingiusto) vengono interpretate dalla giurisprudenza in senso relativo: vengono applicate infatti anche in casi di diffamazione a mezzo stampa, in cui l'immediatezza della reazione non sarebbe configurabile.[2]
Elementi di differenziazione da figure simili [modifica]
L'ingiuria differisce dalla diffamazione perché prevede la presenza della persona offesa. La calunnia, in un linguaggio giuridico, prevede invece una denuncia ad una pubblica autorità di qualcuno che si sa innocente. Nel linguaggio corrente con calunnia si intende invece ogni diffamazione che attribuisca falsamente la commissione di un fatto che costituisca reato.L'azione civile [modifica]
In diritto italiano la tesi tradizionale vedeva la condanna penale come presupposto per una azione di risarcimento danni.La materia risulta profondamente innovata dopo che la Corte di Cassazione, prima sezione civile con sentenza n. 5259 del 18 ottobre 1984 ha fissato quello che nel gergo giornalistico è stato chiamato il decalogo. In particolare è stato fissato il criterio, poi diventato accolto unanimamente, che chi sente leso il proprio onore può chiedere direttamente il risarcimento con una azione davanti al giudice civile, senza necessità di una querela in sede penale. Può esserci un illecito civile che non sia anche penale, mentre un illecito penale comporta sempre anche una illecità civile." [3][4]
La competenza per territorio della diffamazione attraverso internet [modifica]
La Corte di Cassazione con ordinanza n. 6591 8 maggio 2002 s:Ordinanza della Corte di cassazione sez. III n. 6591 - 8 maggio 2002 ha stabilito che la competenza territoriale va individuata nel foro dove risiede la persona che si sente offesa dalle affermazioni contenute su pagine web.La diffamazione in diritto romano [modifica]
In diritto romano si distingueva una diffamazione verbale[5] da una scritta. La prima, già punita nella Legge delle XII tavole, trovò poi la sua regolazione in una lex Cornelia.[6] Successivamente ci fu un proliferare di libelli famosi, scritti che ledevano l'onorabilità. L'imperatore Costantino intervenne in tema di scritti denigratori anonimi.[7]La diffamazione nel diritto svizzero [modifica]
In Svizzera la diffamazione è punita dall'art. 173 del codice penale svizzero.[8][9]La diffamazione nel diritto francese [modifica]
In diritto francese la diffamazione è regolata dall'art. 29 della legge 29 luglio 1881 e viene definita come l'allegazione o l'imputazione di un fatto che porta lesione dell'onore o della considerazione della persona offesa.Tutte le allegazioni o imputazioni di un fatto che porta attentato all'onore o alla considerazione della persona o del corpo al quale il fatto è attribuito è una diffamazione. La pubblicazione diretta o come riproduzione di questa allegazione o di questa imputazione è punibile anche se fatta in forma dubitativa o se colpisce una persona o un corpo non espressamente nominato ma di cui l'identificazione è resa possibile... Tutte le espressioni di oltraggio, termini di disprezzo o invettive senza l'attribuzione di un fatto specifico sono invece ingiurie. Non è necessario che il proposito sia calunnioso per rientrare sotto l'ambito della legge: la presentazione dei fatti può essere ingannevole. Per esempio dei fatti esatti citati fuori del contesto possono essere di natura tale a recare offesa alla reputazione di una persona. Pertanto mentre il diritto italiano pone la discriminante tra presenza o assenza dell'offeso, quello francese lo pone nell'imputazione di un fatto preciso o nella mera espressione di invettiva.
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